"Barbara" - barbarazanninoni

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Barbara
Un NOME.
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Mitologia:
Yansã o Oya

Yansã è una dea guerriera, dinamica, forte e coraggiosa; lei è rappresentata portando una spada.
Nella dottrina cattolica, corrisponde a Santa Barbara.
Yansã è il movimento, la necessità di cambiamento, lo spostamento, la forza della natura.
Dea dei fulmini, del vento e dei fenomeni della natura, che aiuta con la sua energia a superare le difficoltà.
Dice la canzone umbanda che Oya è una donna forte, potente e sacra;  proprietaria di bellezza selvaggia e regina testarda.
Yansà non accetta vincoli o compromessi di nessun genere: la sua furia,  nel momento dell’ira è violenta ed incontenibile.
Difende e protegge contro il male, le negatività e le invidie.
È il soffio che anima il vivente e che lo attraversa tramite il respiro.  È pertanto il principio di libertà dal momento che il soffio dell’esistenza si muove incessantemente e non può essere arrestato.
Si muove libero e, muovendosi, libera, porta ovunque leggerezza e  freschezza. Come il vento spazza le nuvole o trascina le foglie, allo  stesso modo il respiro libera da ciò che annebbia la mente e appesantisce il cuore.
E' l'indipendenza e la forza femminile.
Si innamora spesso, ma è molto fedele nelle sue relazioni, si dà completamente al suo amore quando lo trova.
Figlia di Yemanjá.
Yemanjá nella mitologia yoruba è la madre di tutti gli Orisha. È sirena la regina del mare.


Preghiera a Iansã
Iansã la grande guerriera, Orixá di fulmini e vento, che aiuta con la sua energia a superare le difficoltà. Lady Regina dei venti ci protegge tutti.
Oyá, Dea del fiume Niger, amante dei venti e delle tempeste. Metto nelle tue mani le mie azioni alla luce della tua luce, ti  consacro ogni minuto e ogni ora di quel giorno, le mie opere, le mie  preoccupazioni, i miei desideri, i miei svaghi sono tuoi.
Dammi oggi la tua potente luce in modo che io possa capire tutto il  bene che devo fare e avere la forza di non mollare il male che cerca di  bussare alla mia porta, di poter essere più fraterno, più fratello, più comprensivo e perdonatore.
Conduci i miei passi sulla via del bene e dell'amore e oggi più di  ieri possiamo contare sulla tua guida, con la tua benedizione, con il tuo amore.
Con la tua spada taglieremo le richieste degli invidiosi, dei falsi,  dei nemici, dei grandi occhi, che hanno bisogno di vedere la verità.
Dando forma a coloro che soffrono, con la forza dei tuoi raggi, ti  chiediamo, per accendere la fiamma della vita di coloro che sono  disimpegnati, per costringerli a continuare a combattere nella guarigione dei loro mali.
Saravá Yansã, Signora maestosa, la tua protezione nelle tue lodi in un grido di saluto.
Ipashei Iansã!


Preghiera a Santa Barbara
Santa Barbara, che è più forte delle torri delle fortezze e della  violenza degli uragani, fa sì che il fulmine non mi colpisca, i tuoni  non mi spaventino e il ruggito dei cannoni non scuota il mio coraggio.  
Resta sempre al mio fianco in modo che possa affrontare tutte le mie  tempeste e battaglie faccia a faccia, così che, vittorioso di tutte le  lotte, con la coscienza del dovere adempiuto, posso ringraziarti, mio ​​protettrice, e rendere grazie a Dio, creatore del cielo, della terra e  della natura: questo Dio che ha il potere di dominare la furia delle  tempeste e rallentare la crudeltà delle guerre.
Eparrei Oyá!  Salva Santa Barbara!

Mitologia:
Yemanya
Yemanjá nella mitologia yoruba è la madre di tutti gli Orisha. È sirena la regina del mare.
Si invoca per protezione (in particolar modo delle donne incinte), purificazione e aiuto in generale, chiedendone la manifestazione nel suo aspetto più materno; La tradizione narra che Yemaja sia nata dalla spuma del mare (come Venere); la sua figura si può far corrispondere a quella generale della "Grande Madre", propria di numerose tradizioni.
Veste abitualmente con una lunga veste azzurra con serpentine simboleggianti il mare e la spuma e regge un ventaglio adornato con conchiglie.
Dea madre e patrona delle donne, specialmente di quelle in gravidanza. Yemaja è la dea dell'Oceano e dea patrona dei sopravvissuti ai naufragi.
Yemanjà è nella tradizione religiosa la  Dea del Mare, il suo nome nell’antica lingua Yorubà è “Yeyè omo ejà” e  significa “la madre i cui figli sono pesci”.
Yemanjà è l'energia della creazione e dell’evoluzione della vita, è  la culla ancestrale, è il movimento profondo, lento e continuo delle  maree, per questo è connessa anche alla Luna, altro simbolo femminile e materno.
Yemanjà porta con sé uno specchio, poiché un figlio si specchia  sempre negli occhi della madre, ma anche perché l’acqua del mare è il più grande specchio che esista sul nostro pianeta in cui si riflette la Luce del Padre Divino Oxalà.
Yemanjà è anche la pena dell'abbandono e la speranza del ritorno, è  la solitudine della madre quando i figli se ne vanno dalla casa, è la  preoccupazione delle mogli quando i mariti, marinai o pescatori, partono  con le loro barche. Yemanjà è la Stella Maris che protegge i naviganti.
Yemanjà è anche il dolore della madre, il parto, l’allattamento, il  sacrificio per i figli, il pianto: in una delle leggende a lei dedicate  si narra che fu lei a generare tutti gli Orishà, e dall’esplosione del  suo ventre fu creato il mare.
Dopo che Oshum ha completato lo sviluppo dell'embrione e del feto, Yemanjà è presente al momento del parto pertenere la testa del bambino e aiutarlo a nascere, è lei che genera l'Orì, cioè la testa, la capacità di pensare e vivere come esseri raziocinanti, per questo è chiamata anche Iyà Orì, ossia madre della testa.
Yemanjà è la Madre Divina che ha dato origine a tutte le creature viventi, a lei è consegnato l’AXE’ (Energia, Potere) di dare la vita e di nutrire, di amare e proteggere i figli, di guidarli, educarli, portarli a rivelare e ad esprimere le loro potenzialità.
Yemanjà è certamente la divinità più amata nel Candomblè e nell’Umbanda: il 31 Dicembre in Brasile milioni di persone si riuniscono sulle spiagge dell'oceano per offrirle doni: piccole barche cariche di fiori, specchi, profumi solcano le onde per raggiungere la sua dimora marina.
Yemanjà è la pietà e la compassione, regge l'amore materno, ma è anche la protettrice della famiglia e delle relazioni fra i congiunti, fra gli amici e in generale di tutti coloro che vivono sotto uno stesso tetto, è quindi la protettrice delle comunità.
Cattolicesimo:
Santa Barbara

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Santa Barbara è una martire cristiana.  Il luogo e l'epoca in cui è vissuta, a causa delle numerose leggende  sorte intorno al suo nome, non sono chiaramente identificabili, ma il suo culto è attestato presso le comunità cristiane d'Oriente (Egitto, Costantinopoli) e Occidente (Roma, Francia) sin dal VI-VII secolo e conobbe una grande popolarità nel Medioevo grazie alla Legenda Aurea... una santa molto popolare grazie al numero dei suoi patronati (vigili del fuoco, marina militare, artificieri, artiglieri, genieri, minatori, architetti, ecc.).
Barbara è figlia di Dioscoro o Dioscuro, un uomo di religione pagana. In alcune agiografie, Dioscoro decide di rinchiuderla in una torre a  causa della sua grande bellezza, per proteggerla dal mondo esterno e dai pretendenti (che ella comunque respinge sistematicamente):  Barbara va quindi a vedere i progetti per la costruzione della torre e, notando che sono presenti solo due finestre, una a nord e una a sud, ordina ai muratori di costruirne una terza, per richiamare la Trinità; prima di entrare nella torre, inoltre, si immerge tre volte in una piscina adiacente, battezzandosi da sola.
In altre versioni, Barbara viene segregata come punizione per la  sua disobbedienza;
Ad ogni modo, quando Dioscoro scopre la nuova fede della figlia  tenta di ucciderla: Barbara riesce a sfuggirgli miracolosamente, trapassando le pareti della torre oppure volando su una montagna (in questo caso, viene vista volare da due pastori, uno dei quali la  tradisce rivelando a Dioscoro la sua posizione; maledetto da Barbara, egli viene trasformato in pietra, e il suo gregge di pecore in uno sciame di locuste); riacciuffatala, suo padre la trascina davanti a un magistrato (o prefetto) di nome Martiniano o Marziano.  La giovane rifiuta però di abiurare e viene quindi torturata più volte:  viene avvolta in panni rozzi e ruvidi che le lacerano la carne, ma Cristo, apparendole di notte, cura le sue ferite. I carnefici tentano quindi di ustionarla, ma le fiamme accese ai suoi fianchi si spengono quasi subito; le vengono poi tagliati i seni, colpita la testa con un  martello, e viene fatta sfilare nuda per le strade. Alla fine, suo padre  la conduce in cima a una montagna e la decapita lui stesso. Dioscoro viene incenerito da un fulmine o da un fuoco venuto dal cielo come punizione per l'omicidio.
Barbara viene quindi seppellita da un uomo di nome  Valentino, e presso la sua tomba cominciano ad avvenire guarigioni miracolose.
Santa Barbara TV2000 2017-2019



Coronavirus - QUIRINALE
Onore a Santa Barbara 30.04.2020



Processione Santa Barbara 4.12.2020




Messa Santa Barbara 4.12.2020




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